Il 2 Giugno la festa che unisce gli italiani

A differenza del 25 Aprile, celebrazione della liberazione dall’antifascismo, il 2 Giugno salda il legame tra tutti gli italiani, dal Nord al Sud. Il 25 aprile di ogni anno dà vita a polemiche tra destra e sinistra; la Resistenza viene definita, erroneamente, di sinistra.Poi arriva il 2 Giugno e gli animi si placano stringendosi tutti intorno a tricolore. E da qualche anno a questa parte, questo sentimento appare sempre più saldo, e questo grazie alla popolarità di cui gode il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La maggior parte degli italiani si riconosce in lui, per il suo stile sobrio e compassato, per il suo modo di apparire; in un tempo contrassegnato dalla ribellione contro le istituzioni, è significativo e suona come monito alla classe politica in generale.E’ innegabile che i simboli sono decisivi, perché essi sono la rappresentazione ideale della realtà. Fino all’inizio degli anni ottanta il tricolore era considerato quasi un simbolo di parte, ma bastò la vittoria ai mondiali di calcio del 1982, in Spagna, sotto la Presidenza Pertini, per rivedere le bandiere tricolori sventolare ad ogni angolo di strada. E a nulla valse lo sterile per quanto inutile tentativo di Umberto Bossi di farne un uso diverso. Gli italiani sono legati alla Patria più di quanto essi stessi pensano di essere. Ma fanno una distinzione con lo Stato. Lo Stato, a causa dell’oppressione fiscale e per la corruzione endemica da cui è pervaso è sentito come qualcosa di diverso, a tratti un nemico, un tiranno. Al mal costume giornaliero si aggiungono bizzarrie culturali che contrappongono, ancora oggi, Nord e Sud del Paese. Nel Sud ci sono rigurgiti neo borbonici che sostengono che un tempo il Sud era ricco e prosperoso, ma l’invasione dei Savoia l’ha reso povero e senza speranze. Al contrario il Nord sostiene che il Sud costituisca una palla di ferro al piede, senza la quale quelle regioni sarebbero le più prosperose d’Europa. Un discorso, questo, che tende a liberarsi dalle proprie colpe e riversarle sugli altri. Magra consolazione. Scarsa considerazione di se stessi. Ma la latente propensione a scaricarsi dalle proprie responsabilità ha raggiunto il colmo, quando si ricercata la madre di tutti i mali nell’Europa e nelle sue istituzioni. E a tal riguardo, soprattutto l’attuale maggioranza di governo, mi fa venire in mente un grande film comico, interpretato dal principe Antonio De Curtis, in arte Toto’ e dal titolo: Toto’ Peppino e a’ malafemmena. Attori principali: Matteo Salvini(Toto’) e Luigi Di Maio (Peppino), a malafemmena l’Europa. Entrambi inesperti e ignoranti, entrambi uniti dall’intento di liquidare a saldo e stralcio l’Ue con pochi spiccioli, giustificandosi che la colpa è stata di quelli che li hanno preceduti( grande moria delle vacche) e pregando la malafemmena( l’Europa) di lasciare il giovanotto studiare ( l’Italia). Ma non è così che funziona. La vera sfida è proseguire la costruzione europea, senza smarrire l’idea di Stato nazione, nei cui confini è nata la democrazia e si devono costruire un’equità fiscale e un nuovo patto di reciproche responsabilità ancora non compiuti.E’ un continuo divenire fatto di simboli, di date, di antiche memorie e retaggi, di persone.

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