Toscana, l’Asl nega risarcimento a ex lavoratore stabilimento chimico morto per amianto.

L’ASL Toscana Nord Ovest ha negato il risarcimento del danno subito da Massimiliano Posarelli per la morte del padre, Posarelli Romano, ex calderaio di uno stabilimento chimico di Rosignano Solvay negli anni ‘70/’80 del secolo scorso, avvenuta anche in seguito al difetto di sorveglianza sanitaria. Lo comunica in una nota l’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) che ha seguito la vicenda di Romano Posarelli sin dall’inizio.

Posarelli Romano è deceduto 7 anni fa, in seguito a un tumore polmonare che si è scoperto successivamente essere accompagnato da placche pleuriche ed asbestosi.

Il tumore però non venne diagnosticato. Il medico curante, dipendente dell’Azienda ASL Toscana Nord Ovest, ritenne, anche quando i sintomi erano imponenti, di somministrare al paziente una terapia antibiotica, trascurando completamente l’anamnesi lavorativa. In seguito, il presidente dell’una, Ezio Bonanni, nell’ottobre 2010, accese i riflettori sulla vicenda, e venne fuori il sospetto che potesse trattarsi di un tumore polmonare da esposizione ad amianto, tanto che il figlio dell’ex operaio, Massimiliano Posarelli, recatosi dal medico curante, sollecitò degli accertamenti strumentali specifici. Ma ormai non c’era più tempo: il cancro aveva invaso tutto l’organismo e il lavoratore è deceduto circa un mese dopo

Romano, secondo l’On, si poteva salvare, se fosse stato sottoposto a una sorveglianza sanitaria che, dopo il pensionamento, è a carico delle ASL. “In questo caso però – spiega Bonanni – tale sorveglianza è mancata totalmente nonostante in Solvay in quel periodo e per quelle mansioni ci fosse esposizione ad amianto”.

L’INAIL ha riconosciuto l’origine professionale della patologia a Romano. Attivata la procedura di mediazione la medesima oggi è naufragata.

A questo punto il figlio, Massimiliano Posarelli, procederà per vie giudiziarie con una causa di risarcimento danni che verrà affidata a Bonanni: “Prima di tutto per la tardiva diagnosi e l’errata somministrazione di antibiotici, e poi – prosegue Bonanni – per la carenza di sorveglianza sanitaria, che avrebbe permesso una diagnosi precoce e quindi una tempestiva cura del tumore”.

“Non posso accettare che mio padre sia morto invano. Trovo incredibile che la ASL di Livorno abbia violato precise norme di diritto comunitario che impongono la sorveglianza sanitaria a carico delle ASL dopo la risoluzione del rapporto di lavoro. Solo ora la Regione Toscana si è convinta e infatti è di circa un mese fa l’annuncio dell’avvio della sorveglianza sanitaria, e allora perché non è stata fatta prima?” ha dichiarato amareggiato Massimiliano Posarelli, figlio della vittima, esso stesso affetto da patologia asbesto correlata e coordinatore regionale ONA.

 

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