Politica e appropriatezza di diagnosi e cure…

‘Un decreto sbagliato nel merito e nel metodo perché non è compito della politica definire i criteri dell’appropriatezza clinica, valore in cui pure ci riconosciamo, invadendo l’autonomia e la responsabilità dei medici’, l’Anaao Assomed, principale sindacato dei medici del Servizio sanitario nazionale, boccia così, praticamente senza possibilità di appello, lo schema del cosiddetto ‘ddl appropriatezza’ presentato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Anche perché, come sottolinea il segretario nazionale del sindacato, Costantino Troise, la parte tecnica del provvedimento conterrebbe anche veri e propri strafalcioni o esempi di inappropriatezza assunti a sistema che la dicono lunga sulle competenze e sull’attenzione riservate a materia delicata che attiene il diritto alla salute dei cittadini. Secondo Troise, se il tema dell’appropriatezza prescrittiva, e il relativo consumo delle risorse, viene considerato fondamentale per l’equilibrio economico dei sistemi sanitari evoluti, è impensabile procedere attraverso note, tabelle e sanzioni. Con il rischio di inquinare il rapporto medico-paziente e di spingere i cittadini verso le strutture private, obbligando le fasce più deboli della popolazione a ingrossare il numero di coloro che già ora rinunciano alle cure e alimentando una spesa out of pocket che già è ai massimi in Europa. Inoltre, per il segretario nazionale dell’Anaao, nel testo nessun chiarimento è dato sul sistema sanzionatorio per i medici se non un generico richiamo alla procedure disciplinari del contratto nazionale e nulla di convincente è esplicitamente detto sulle modalità del contraddittorio, su quale organismo è chiamato alla contestazione e al giudizio, su un eventuale ruolo terzo da parte degli ordini dei medici, sul ruolo della Corte dei Conti. Secondo il sindacato, quindi, questa pesante ingerenza umilia le peculiarità della professione medica, insieme alla legge di stabilità e ai tagli del Fsn, al Ddl sulla responsabilità professionale, al contratto di lavoro e ai decreti delegati riguardanti il personale delle amministrazioni pubbliche ed è tra le cause del malessere professionale che ha portato alla mobilitazione della categoria ormai in atto. Un attacco diretto e senza mezze parole è quello che lancia il fondatore di Emergency, Gino Strada, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin contro la sforbiciata annunciata alle prestazioni mediche finanziate dalla sanità pubblica: ‘Chi decide se un esame è inutile, la Lorenzin?. È l’ultimo scempio ai danni della Sanità, ormai medici e infermieri fanno il lavoro non grazie alle politiche pubbliche, ma nonostante queste. Nello specifico, alcuni di questi esami si potranno prescrivere solo in caso di anomalia pregressa, ‘Ma come posso accertarla se l’esame non si può fare?’. Strada non si oppone in principio ai risparmi nella sanità, ma propone una ricetta diversa. Basta tagliare il profitto. Parliamo di 25/30 miliardi l’anno, una cifra enorme, quanto una grossa finanziaria. Abbiamo una Sanità che ha fatto diventare gli ospedali pubblici uguali a quelli privati convenzionati ed entrambi funzionano con il meccanismo dei rimborsi. Non le sembra assurdo? Abbiamo costruito un sistema in cui fare prestazioni significa ottenere più rimborsi, un sistema che non promuove la salute ma la medicalizzazione. Ora decidono che queste prestazioni vanno limitate. I Drg (Diagnosis related groups) dovevano servire a capire quante persone in una determinata area sono affette da una patologia, invece vengono usati come moneta di rimborso. E lo Stato italiano paga le prestazioni molto più di quanto costano in realtà. Pollice verso anche dallo Smi (Sindacato medici italiani): ‘Se la premessa è sbagliata, le conclusioni non possono che essere sbagliate’, ha detto Mirella Triozzi, componente della Segreteria nazionale del sindacato. La lotta all’inappropriatezza deve avere come obiettivo la fonte principale di sprechi che è la disorganizzazione dei servizi, causa di ricoveri ed esami inutili. Non ci sottrarremo a fare delle osservazioni al documento consegnato dal ministro Lorenzin, ma la nostra richiesta sarà chiara: ‘No alla black list sulle prestazioni, così come sui farmaci, scelte come questa producono conflitti con i pazienti, creano confusione, possibili abusi interpretativi da parte delle aziende sanitarie e delle regioni, quindi un forte contenzioso amministrativo e, spesso giudiziario’. Per la rappresentante sindacale, i medici devono poter continuare a fare il proprio lavoro, liberamente. Senza ricatti, senza essere sotto la minaccia di una ritorsione economica. Al Governo, invece, spetta l’onere di definire l’erogabilità delle prestazioni, deve avere il coraggio di dire la verità, di dire ai cittadini che da domani dovranno pagare ciò che fino ad ora hanno avuto gratuitamente, mentre quello del ddl adottato dall’Esecutivo è un modo ipocrita e dissimulato di tagliare servizi. Massimo Cozza, della Cgil Medici, condivide il giudizio negativo sulla deriva aziendalistica centrata sui conti a danno dell’assistenza e della professionalità dei medici e degli operatori del Servizio sanitario, così come sulla revisione del Titolo V della Costituzione che ha portato con una frammentazione regionale ad inaccettabili diseguaglianze. A fronte degli annunci di Renzi e Padoan sui tagli alla sanità, camuffati come mancati aumenti o risparmi siamo pronti alla mobilitazione unitaria che deve essere la più estesa possibile a tutti i principali attori del mondo della sanità, a partire dai cittadini.

Clementina Viscardi

 

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