Ventidue mesi dopo la morte atroce di 71 migranti in un camion frigorifero ritrovato in Austria ad agosto 2015, il processo contro i trafficanti sospettati di essere responsabili di questo tragico trasporto inizia oggi in Ungheria. Cinquantanove uomini, otto donne e quattro bambini originari della Siria, dell’Iraq e dell’Afghanistan sono morti soffocati in uno scompartimento chiuso ermeticamente nel camion, senza essere soccorsi dai passeur. Il dramma provocò un’ondata di sdegno in Europa e contribuì all’apertura momentanea delle frontiere a centinaia di migliaia di migranti desiderosi di raggiungere l’Europa occidentale.
Undici uomini di origine bulgara, libanese e afgana devono rispondere del reato di tortura e di omicidio di fronte alla corte d’assise di Kecskemet, la città del sud dell’Ungheria dove fu affittato il camion. Il processo che inizia oggi si basa su un fascicolo di 59mila pagine e durerà diversi mesi. La corte spera di emettere una sentenza “quest’anno”. La procura ha già annunciato che chiedere l’ergastolo senza benefici per “omicidio con circostanze aggravate dalla crudeltà particolare” contro quattro degli accusati: un afgano trentenne, presunto capo della rete, e tre bulgari, uno dei quali era l’autista del camion.