Tunisi, la marcia dei leader contro il terrore

Grande marcia a Tunisi per dire no al terrorismo dopo l’attacco al Museo del Bardo che provocato 22 morti, di cui 4 italiani. Sfilano con il presidente tunisino Beji Caid Essebsi, il premier italiano Matteo Renzi, la presidente della Camera Laura Boldrini e il capo di Stato francese Francois Hollande. Per la Tunisia c’è anche il premier Habib Essid; tra i capi di governo sono presenti l’algerino Abdelmalek Sellal, il belga Charles Michel, il libico Abdullah al Thani, espressione della Camera dei rappresentanti di Tobruk, e il vicepresidente del Consiglio del Bahrein, Khalid bin Abdullah al Khalifa. Ancora, il presidente del Consiglio degli Stati svizzero, Claude Heche; il presidente del Parlamento arabo Ahmed Mohammed al Jarouane; il presidente dell’Assemblea nazionale del Kuwait, Mubarak al Khurainej; il vicepresidente del parlamento europeo Ramon Luis Calcarcel Siso e il rappresentante dell’Assemblea nazionale marocchina Ahmed Touhami. Alla marcia partecipano poi il ministro degli Esteri della Spagna, José Manuel Garcia-Margallo, il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maiziere, il viceministro degli Esteri egiziano Abdul Rahman Salah, il ministro dell’Interno giordano Hussein Majali, il ministro della Cultura del Qatar Abdelaziz al Kawari, il ministro della Cultura degli Emirati arabi uniti, Nahyan ben Mubarak al Nahyane, il direttore del gabinetto di presidenza dell’Iraq Nassir al Ani. Presenti, infine, rappresentanze dell’Organizzazione mondiale del turismo, della Cooperazione per l’organizzazione islamica, dell’Unesco e del Comitato olimpico internazionale e una delegazione della Commissione esteri della Camera presieduta da Fabrizio Cicchitto. I manifestanti hanno intonato l’inno nazionale tunisino. In contemporanea all’avvio della marcia il premier Habib Essid, ha annunciato che le forze di sicurezza tunisine hanno ucciso il terzo uomo del massacro. Si tratta di Khaled Chaib, conosciuto anche come Lokman. Chaib era leader del gruppo terrorista locale Okba Ibn Nafaa la cui roccaforte è nelle montagne Chaambi al confine con l’Algeria. Il premier ha spiegato che Chaib è stato ucciso ieri sera insieme ad altri 8 miliziani in un raid nella regione di Gafsa. La manifestazione dei cittadini è partita intorno alle 11 ora locale, le 12 in Italia, da Bab Saadoun; poi all’altezza del Parlamento si sono unite le autorità nazionali e internazionali. Hanno marciato insieme al resto del corteo fino al museo del Bardo, cioè per circa 400 metri dal momento che museo e Parlamento si trovano l’uno accanto all’altro. Infine al Bardo si è tenuta la cerimonia di scopertura di una stele commemorativa delle vittime dell’attacco. Un evento per dire no al terrorismo sullo stile della marcia internazionale che si tenne a Parigi l’11 gennaio dopo gli attacchi cominciati con l’assalto a Charlie Hebdo. In migliaia sono partiti dalla piazza del raduno, Bab Saadoun. Stessa lotta a Copenaghen, Parigi e Tunisi. Basta odio e morte, sono alcuni degli slogan e degli striscioni dei manifestanti. La presenza dei leader mondiali a Tunisi, tra cui Matteo Renzi, è protetta anche da cecchini sui tetti degli edifici attorno al Parlamento ed elicotteri in volo. La manifestazione si concluderà davanti alla struttura museale per esprimere la solidarietà del mondo alle vittime dell’attacco terroristico del 18 marzo, rivendicato dall’autoproclamato Stato Islamico. “La Tunisia è un paese di speranza e noi dobbiamo fare la nostra parte per aiutarla”, ha dichiarato intervenendo su Radio Rai 1 il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Aiutare il paese è molto importante nel senso che la Tunisia, ha ricordato, ha messo fuori legge le organizzazioni terroristiche. Questo naturalmente ha portato parte di questi militanti a trasferirsi in altri paesi, quindi ora in Tunisia hanno un numero di cosiddetti foreign fighters, potenziali terroristi che tornano nel paese, abbastanza elevato. L’obbligo di cooperazione con un paese che è in un certo senso un paese di speranza, anche se per noi è un paese di cordoglio, di lutto perché abbiamo avuto quattro vittime nell’attentato al museo del Bardo. Ma aldilà di questo drammatico episodio dobbiamo molto alla Tunisia, che ha avuto un percorso costituzionale democratico e dobbiamo fare la nostra parte per aiutarla e .la marcia di oggi è un simbolo di importanza enorme per la Tunisia. Naturalmente siamo oggi giustamente concentrati nello sradicamento della minaccia del Daesh che è certamente una minaccia nuova e particolare. Le informazioni delle autorità tunisine sono che l’attentato che ha avuto luogo al museo del Bardo sia stato rivendicato dal Daesh ma in realtà sia frutto di gruppi di altra origine. Anche parlamentari italiani partecipano alla marcia anti terrorismo. A poche ore dallo svolgimento della marcia, nove terroristi islamisti sono stati uccisi da unità speciali tunisine a Kafsa, nella parte meridionale della capitale e lo riferisce il ministero dell’Interno tunisino, precisando che tra i morti figura un leader di spicco del movimento jihadista che opera nel paese. Il presidente francese, François Hollande, è arrivato al parlamento tunisino, accolto dal presidente Beji Caid Essebsi, che lo ha calorosamente abbracciato. Poco prima era arrivato anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. L’imponente cordone di sicurezza era visibile già ieri, con le arterie nei pressi di Avenue Bourghiba isolate, complice un corteo del Social Forum pro-Palestina che ha sfilato per le vie della capitale. Nel centro di Tunisi la vita scorre tranquilla, con i caffè affollati, coppie, famiglie e tanti giovani che passeggiano. “Il terrorismo e l’Isis non hanno nulla a che fare con l’Islam”, spiegano in tanti, uomini e donne. E’ stato orribile, sottolinea una ragazza: “Vogliamo la pace, e dovremmo combattere tutti insieme, uniti, contro il terrorismo”. Presumo che il governo stia facendo tutto quanto possibile per evitare problemi domani, dice invece Hamdi, reduce anche lui dagli incontri del Social Forum e se accadesse qualcosa sarebbe un suicidio politico. Quelli dell’Isis qui non trovano spazio. Forse possono averlo in Afghanistan, in Iraq. Ma non qui in Tunisia, un Paese pacifico di gente pacifica, afferma Mohamed, mentre poco lontano sfrecciano blindati dell’esercito e della polizia. Alessia, 30 anni, vive a Tunisi dal 2013: “E’ stato un attentato nuovo. Prima venivano colpite le forze di sicurezza. Mai i civili, né tantomeno i turisti stranieri. A suo giudizio la reazione dei tunisini è stata forte, positiva, tante persone non si sono fatte intimorire. Al Social Forum, in questi giorni hanno partecipato 50mila persone. C’è solo un unico neo: “Non è stato dichiarato il lutto nazionale, come invece è avvenuto per la morte del re saudita. Questa è una cosa che mi colpisce, purtroppo negativamente”. A Tunisi è arrivata anche la presidente della Camera, Laura Boldrini. “Quella contro il terrorismo è una battaglia senza frontiere, nella quale bisogna sempre avere riguardo per la libertà”, ha detto dopo l’incontro con il presidente del parlamento Mohamed Ennaceur. “E’ necessario offrire un’alternativa ai giovani che scelgono la jihad, una vera e propria piaga sociale”, ha aggiunto, sottolineando che “la Tunisia ha avviato un percorso di democratizzazione dal 2011 che deve essere sostenuto da tutti i Paesi europei, in primis dall’Italia”. Poi la visita al Bardo, dove ha deposto una corona di fiori in memoria delle vittime. All’interno, i fori dei proiettili sono ancora ben visibili: “E’ impressionante. Mi auguro che venga preservata questa memoria, la memoria di questi proiettili, di questa furia”.

 

Cocis

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