Suicidata TaoArte

Hanno suicidato TaoArte. Scientemente, non so bene se con cinica consapevolezza o colpevole superficialità, soggetti ed istituzioni che avevano il dovere di sedersi attorno ad un tavolo e di non alzarsi da esso finché non si fosse trovata la soluzione che traghettasse “Taormina Arte” da Comitato a Fondazione, preservando posti di lavoro e professionalità grazie alla garanzia della continuità dei rapporti di lavoro già instaurati, hanno dato vita ad una oscena pantomima durata mesi. Un balletto di dichiarazioni ed esternazioni che annunciavano di esserci vicini, di esserci quasi a trovare la quadra, per salvare quello che è stato, per anni, il miglior biglietto da visita di Taormina nel mondo. Mesi e mesi perduti in chiacchiere. Quelle, proprio l’anno scorso di questi tempi, spergiuramente rassicuranti dell’ex-assessora Stancheris che, nel luogo istituzionale più sacro della città,  la Sala del Consiglio Comunale, sottolineando come “Taormina deve essere la realtà trainante dell’Isola e faremo il possibile per sostenerne il rilancio”, con un sorriso tanto smagliante quanto ipocrita, si impegnava ufficialmente a far confermare l’importo del finanziamento del 2013 per Taormina Arte. Salvo dover constatare successivamente, con rabbia e delusione, di essere stati ancora una volta presi in giro, concedendo la Regione Siciliana lo stitico contributo di appena 207.000 euro. Una cifra irrisoria e ridicola che chi ha un minimo di familiarità con l’organizzazione di eventi culturali di grande respiro che durano da maggio a dicembre sa che non basta nemmeno a pagare tributi, diritti, cachets, assicurazioni etc. dei vari eventi. Mesi e mesi scivolati via inutilmente. In incontri dove, a parole, si affermava di voler salvare TaoArte ma, nel frattempo, non si faceva nulla di concreto per rendere la salvezza praticabile, rimandando ad altri incontri, ad altre parole, ad altra cortina fumogena.  Ed il tutto mentre, con alto senso di responsabilità e grande amore per la Città, maestranze, dipendenti e collaboratori di TaoArte, senza prendere un euro di stipendio, continuavano a fare il proprio lavoro con professionalità ed abnegazione, consentendo alle manifestazioni ed agli eventi previsti di potersi svolgere come da programma; magari in uffici senza aria condizionata con i 40° all’ombra perenni delle nostre infuocate estati, o con fotocopiatrici inutilizzabili perché senza carta e senza tonner, e svolgendo, oltre alle proprie mansioni, anche quelle di guardianìa alle varie mostre o di biglietteria per i vari concerti. Altrui.  Ma allora qual è il problema? Ufficialmente, i debiti di TaoArte. A sentire l’attuale assessora Li Calzi: “La Regione non può farsi carico delle passività accumulate negli anni da altri soggetti ma vuole sostenere il rilancio andando a costituire una Fondazione i cui soci fondatori siano la Regione, il Comune di Taormina ed il Libero Consorzio a cui aderisce la città di Messin, anche con il coinvolgimento e la partecipazione di altri”. Tradotto: la Regione, che peraltro da parte sua negli ultimi anni ha drasticamente ridotto i contributi a TaoArte passando dagli oltre 3milioni di euro sino al 2010 ai 2.864.000 nel 2012, a 1.544.000 nel 2013 per finire con i desolanti 700.000 euro nel 2014, non ci sta a pagare i debiti fatti da altri. Giusto. E chi sarebbero questi soggetti così poco affidabili che hanno accumulato le passività creando un buco milionario in TaoArte, posto che, evidentemente, non possono essere stati i dipendenti ed i lavoratori, che, semmai, sono da ascrivere tra i creditori? Ovvio, coloro che comandavano, cioè i membri del Comitato TaoArte: Comune di Taormina, Comune di Messina, Provincia regionale di Messina. Ops! Praticamente gli stessi soggetti con cui l’assessora Li Calzi vuole dare vita alla Fondazione, allargata anche ad eventuali privati!  Allora mi sorge un dubbio. Non è che il nodo della faccenda risieda altrove? Magari in quella “piccola” correzione apportata, nella silenziosa indifferenza generale, dal Ddl n. 912 in corso di approvazione dall’Assemblea Regionale Siciliana, all’art.35 della Legge regionale 26 marzo 2002, n. 2, che prevedeva la trasformazione “tout court” del Comitato Taormina Arte in Fondazione, rebus sic stantibus? Secondo quanto indicato dalla “Legge di stabilità regionale”, infatti, la trasformazione non avverrà più con le modalità previste della L.R. 2/2002, cioè con garanzia di continuità dei rapporti giuridici attivi e passivi già instaurati dal Comitato, ivi compresi rapporti di lavoro, bensì “mediante mera liquidazione del Comitato stesso e autonoma istituzione di una Fondazione che ne rileverà le competenze ma non i rapporti giuridici”. Vuoi vedere che nessuno dei “politici che contano” a Taormina e a Messina si è mosso in tempo per evitare la fine di TaoArte proprio perché, facendo tabula rasa degli esistenti in organico, si vengono a liberare un sacco di “caselle” pronte ad essere attribuite ed occupate secondo i dettami di un nuovo “manuale Cencelli” in salsa tauromeniota? Dal dirigente segretario generale all’addetto al centralino, all’insegna del “togliti tu che mi metto io”? A pensar male, spesso, ci si azzecca e troppi corvi e sciacalli stanno già da tempo volteggiando su TaoArte, sproloquiando a destra ed a manca dopo aver frettolosamente indossato per l’occasione la candida “mise” del moralizzatore. Come se nessuno di loro avesse mai pressato per avere sistematicamente biglietti omaggio ad ogni evento. Come se nessuno di loro avesse fatto telefonate di fuoco per fare assumere figlie e parenti per i dieci giorni del Festival del Cinema…a far fotocopie, a stare dietro un banco ricevimento, a stare in sala…spesso biascicando un inglese incomprensibile ai più.  Certo non è un bel finale per “TaoArte” dopo 32 anni di onorato servizio, durante i quali la grande Storia del Teatro, del Cinema, della Musica, della Danza ha calcato le assi del palcoscenico del Teatro Antico: quando è nata, nel 1983, è stata tenuta a battesimo da quanto c’era di meglio in quel momento in Italia ed Europa: Lindsay Kemp Company, Carla Fracci e Gheorghe Iancu, la CompagniaThèatre Gerard Philippe; per non parlare del “Riccardo III”, con Giorgio Albertazzi, del recital di Rafael Alberti e Beatriz Amposta “Canto aperto della Spagna”, dello “Egmont” di Goethe, con Carmelo Bene, e proseguire poi col grande Sinopoli, il magnifico “Premio Europa”, quel monumento di Eduardo De Filippo, per essere più che concisi. Come lascia perplessi la coerenza in fatto di spese del signor Filippo Romano, commissario straordinario della provincia regionale di Messina, che, mentre a settembre dello scorso anno è volato a Venezia, sensibile al red carpet ed ai flashes dei fotografi, per assistere alla consegna del Cariddi ad Ambra Angiolini, pochi giorni fa, con atto di indirizzo vista la esposizione debitoria del Comitato, ha posto fine allo stesso.  Adesso, di fronte alla dispersione annunciata d’un colpo solo, di un patrimonio culturale ed artistico frutto dell’esperienza di trent’anni di attività culturali, mi aspetto che i rappresentanti eletti dai cittadini taorminesi in Consiglio Comunale, di qualsiasi colore, ideologia, lista siano, facciano sentire con forza e determinazione la loro voce mettendo in opera qualsiasi atto sia utile alla salvaguardia del posto di lavoro di quanti, in questi trent’anni, hanno con la loro professionalità ed abnegazione contribuito a fare grande TaoArte. E che oggi, dopo essere stati ben spremuti, si vedono vergognosamente buttati via come stracci vecchi. Per quanto mi riguarda, da cittadina che ama profondamente Taormina, da giornalista che per tanti anni ha lavorato per il Festival Internazionale del Cinema ai tempi di Biraghi, Anastasi, Mario Natale, Gian Luigi Rondi e collaborato con TaoArte sotto la direzione Ghezzi e Laudadio, e, non ultimo, da presidente dell’associazione “Arte & Cultura a Taormina” che da tre anni cerca di movimentare con eventi culturali gli inverni taorminesi, invito tutti i miei concittadini che hanno a cuore il futuro della Città a difendere con me la grande realtà culturale di TaoArte, a dimostrare piena solidarietà ai lavoratori di TaoArte, schierandoci al loro fianco in una battaglia di giustizia per la garanzia di continuità dei rapporti di lavoro nella futura Fondazione.  Pronti a restituire in blocco le tessere elettorali se la dignità umana e professionale di tanti dovesse soccombere di fronte alla prevaricazione di quella che appare una tipica manovra della politica clientelare.
MariaTeresa Papale
 

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