Scontro Renzi-Regioni su maltempo e Nord flagellato

Il premier Matteo Renzi torna da Sidney  e si ritrova coinvolto nel vecchio sport della scaricabarile sull’emergenza maltempo e sulle responsabilità del dissesto del territorio italiano. La discussione scaturita tra il Presidente della Liguria ed il premier è terribilmente seria ed è indecoroso trattarla attraverso dichiarazioni e controdichiarazioni. La storia, se ben vista, ci parla di leggi nazionali e regionali, di piani casa e piani regolatori, di condoni ed altro ma la possiamo riassumere in un solo termine: cementificazione. Indro Montanelli riassunse il tutto in “rapallillazione” visto che Rapallo,  e tutta la Liguria,  erano assunti a simbolo nefasto per la distruzione del paesaggio e delle città. La speculazione edilizia è stata come una droga che ha corrotto classe politica e, conseguenzialmente, prodotto leggi corrotte.   Il Premier  apre quindi un altro fronte polemico, e mette sul banco degli imputati gli amministratori regionali, colpevoli di “vent’anni di politiche del territorio da rottamare e  non parlino di condoni a me: ho fatto un piano strutturale a volumi zero. Ora mettiamo a posto i danni”. I Governatori non ci stanno e con Claudio Burlando e Roberto Maroni respingono l’accusa, e invitano il premier a “passare dalla chiacchiere ai fatti” trovando risorse. Soprattutto Burlando ricorda seccamente che i tanti condoni del passato sono stati elaborati e votati a Roma. Una polemica destinata a proseguire alla Camera dove è in discussione la riforma del Titolo V. “Quando come primo atto di governo  ho costituito un’Unità di missione contro il dissesto idrogeologico mi hanno deriso. Ora spero sia chiaro il motivo: ci sono vent’anni di politiche del territorio da rottamare, anche in alcune regioni del centrosinistra”. Il presidente della Liguria, Burlando,  che si ritrova sul groppone un miliardo di danni, ha replicato: “Il problema del territorio di cui parla il presidente del Consiglio è legato anche ai condoni edilizi. Non li ha fatti il premier e non li abbiamo fatti noi, ma sono stati fatti a Roma. Tre condoni in 30 anni”. Piccata la replica anche di Maroni, per il quale ”tutti hanno responsabilità su quanto successo”. E poi il contrattacco: “Renzi ha un occasione per dare una risposta concreta e fare quello che il governo si era impegnato a fare e non ha fatto, vale a dire finanziare le opere che contengano le piene del fiume Seveso a Milano, per le quali mancano 80 milioni che il governo si era impegnato a mettere nello Sblocca Italia e poi non li ha messi”. Sul tema dei fondi, Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, ha chiesto che agli amministratori sia permesso di sforare il Patto di stabilità interno per le opere di messa in sicurezza del territorio. Intanto in vista di un eventuale decreto con le misure in favore delle zone alluvionate, il capogruppo alla Camera di M5s Andrea Cecconi annuncia una tregua parlamentare. Ma dal suo blog Beppe Grillo attacca pesantemente Renzi ed il ministro Alfano: “hanno i morti di pioggia sulla coscienza e fanno solo comizi”. Parole che potrebbero sembrare una smentita delle intenzioni dei parlamentari di M5s. La presidente della Camera Laura Boldrini ha invitato “la politica e le istituzioni a rivedere le priorità da porre al centro dell’iniziativa pubblica, avviando seri interventi di riassetto del territorio”. Il che, in piena sessione di Bilancio, significa anche reperire nuove risorse. Ma chi ha parlato con il presidente del Consiglio riferisce che il suo cruccio non è quest’ultimo problema, ma semmai l’incapacità degli amministratori locali di spenderli, come si è visto in Liguria. Per non parlare poi delle normative regionali sul governo del territorio e del lassismo dei sindaci. A questo proposito è prevedibile che si riaccenda il confronto sulla riforma del Titolo V, all’esame della Commissione Affari costituzionali della Camera, visto che tra una settimana scade il termine per gli emendamenti. La riforma costituzionale del governo abroga la potestà legislativa concorrente Stato-Regioni su “protezione civile” e “governo del territorio”, e  lascia alla competenza esclusiva delle Regioni la sola “pianificazione del territorio regionale”, mentre tutte le altre tornano di competenza dello Stato. Un riassetto delle competenze che le Regioni, nelle audizioni effettuate, hanno detto di non gradire.

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