Save the Children, la missione di soccorso nel Mediterraneo: “Salviamo vite”

Il 2016 e’ stato l’anno in cui nel Mar Mediterraneo si e’ registrato il piu’ alto numero di morti in mare, oltre 5.000 e il 2017 potrebbe essere peggiore. Sono gia’ 962 le persone che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno e per questo motivo e’ necessario continuare le operazioni di ricerca e salvataggio in mare, fino a quando non verranno introdotto vie alternative e sicure per consentire ai migranti di raggiungere l’Europa. “La missione di Save the Children e’ quella di salvare i bambini e non possiamo rimanere a guardare mentre affogano nel tentativo di scappare dalla violenza, dalle persecuzioni e dalla poverta’ estrema. Per questo motivo dal 2016, con la nave Vos Hestia, abbiamo deciso di partecipare alle missioni di ricerca e salvataggio: salviamo le persone dal rischio di annegare e proteggiamo i bambini che sono i piu’ vulnerabili, quando salgono a bordo della nostra nave”, afferma Valerio Neri, Direttore Generale dell’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti.

“Le operazioni della nave di Save the Children avvengono sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana, ed respingiamo con forza ogni accusa della piu’ minima connessione con i trafficanti. La Vos Hestia opera solo in acque internazionali e non e’ mai entrata in acque libiche”, continua Valerio Neri. “Nei giorni scorsi il Procuratore di Catania che sta indagando sulle operazioni delle ONG ha chiaramente specificato che Save the Children non e’ tra le organizzazioni il cui operato desta sospetti e preoccupazione. La stessa posizione e’ stata espressa pubblicamente da alcuni membri della Commissione Difesa del Senato che stanno svolgendo un’indagine conoscitiva sullo stesso tema e che nei giorni scorsi, dopo aver avuto modo di ascoltare anche Save the Children, hanno dimostrato apprezzamento per l’attivita’ dell’organizzazione”.

La Vos Hestia e’ l’unica nave tra quelle presenti nel Mediterraneo nelle operazioni di ricerca e salvataggio, a dedicare particolari interventi di protezione nei confronti dei bambini e dei minori non accompagnati che rischiano la vita durante il loro viaggio. Il lavoro di Save the Children per supportare in particolare i minori migranti non avviene solo attraverso le operazioni di salvataggio in mare: Save the Children supporta interventi di cooperazione allo sviluppo nei loro paesi di origine, con particolare attenzione ai bambini che sono i piu’ vulnerabili e che spesso intraprendono da soli il viaggio verso l’Europa, esponendosi a gravissimi rischi, violenze e spesso abusi e sfruttamento. I minori non accompagnati, nel solo 2016, rappresentavano infatti circa il 90% di quelli arrivati in Italia e l’intervento dell’Organizzazione continua dopo il salvataggio attraverso il supporto dato dai team di protezione dei minori sugli sbarchi in frontiera Sud, fino alle attivita’ dei tre centri diurni Civico Zero a Roma, Milano e Torino e al supporto alla frontiera Nord del paese.

“Se gli sforzi di ricerca e salvataggio in mare venissero interrotti, non diminuirebbe il numero dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa, perche’ non cesserebbero i motivi che spingono uomini, donne e bambini a rischiare la vita in mare pur di non morire nei loro paesi di origine o in Libia, ne’ cambierebbe l’approccio disumano dei trafficanti senza scrupoli. Unica conseguenza sarebbe l’aumento del numero di morti in mare. La presenza di navi che operano per la ricerca e salvataggio in mare non rappresenta un fattore di attrazione, ma semplicemente un modo per consentire ad un numero maggiore di persone di sopravvivere”, conclude Valerio Neri.

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