Riso orientale e riso italiano

L’Italia è invasa da una montagna di riso orientale a basso costo, del quale non sappiamo quali sono le modalità di produzione, i fitofarmaci e i concimi impiegati, i modi di lavorazione e nemmeno se questa produzione viene ottenuta con un minimo di rispetto delle condizioni di lavoro e dell’età degli addetti. Il tutto in nome di una libertà economica che premia le produzioni peggiori, penalizzando e mettendo addirittura a rischio le pregiate produzioni di riso italiane. Non possiamo stare a guardare e limitarci ai proclami perchè serve un’azione concreta, ha affermato il presidente del Veneto Luca Zaia, ricordando in proposito il recente incontro avuto su questo tema con una delegazione della Coldiretti, che gli aveva fatto dono di un sacchetto di riso italiano garantito. “Mi affianco alla protesta che sale dal nostro sistema produttivo e credo che la reintroduzione di dazi sia una scelta doverosa, almeno fino a che non ci siano reali parità di modalità produttive e norme sul lavoro e non sia certificate la qualità e la tracciabilità del prodotto straniero.  Taiwan venga da noi a comprare a caro prezzo il pregiato l’olio di oliva extra vergine degli olivicoltori euganei. E’ una questione di garanzie non solo produttive, ma anche di salute visto che la nostra agricoltura è sicura, controllata in tutta la filiera, ha per protagonisti gli agricoltori nonostante i tentativi di estrometterli dal processo economico. Importiamo per contro alimenti dei quali non abbiamo garanzie analoghe, anzi non ne abbiamo proprio nessuna, nemmeno sul fronte di eventuali parassitosi e fitopatie che potrebbero danneggiare la nostra agricoltura, come purtroppo si è troppe volte verificato negli ultimi anni, aggiungendo danno alla beffa”. Il semestre italiano di presidenza europea deve portare all’adozione della clausola di salvaguardia che ogni Stato può chiedere in questi casi, ne va del Made in Italy, del lavoro di migliaia di agricoltori che coltivano riso buono e di qualità tracciata, etichettata e garantita, come nel caso delle 120 aziende venete che gestiscono 3 mila ettari di risaie, della sicurezza alimentare dei consumatori.

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