Riforma scuola Renzi, in dirittura d’arrivo con Pd spaccato

Il ‘pacchetto scuola’ è in dirittura d’arrivo ed  il governo metterà a punto gli ultimi dettagli per portare domani in consiglio dei ministri le misure, da realizzare con un decreto e un disegno di legge delega. Nel “pacchetto scuola” resta centrale il capitolo delle assunzioni. Il ministro Giannini venerdì ha sottolineato che alla fine saranno circa 180 mila, sommando le stabilizzazioni di precari a settembre e gli ingressi di nuovi docenti, presumibilmente 60.000, frutto dell’annunciato concorso. Intanto è arrivato un appello da 44 deputati di partiti diversi della maggioranza a sostegno del “pluralismo e della libertà di educazione”. In altri termini il documento chiede, senza circonlocuzioni o pleonasmi, di sostenere le paritarie. Tra le questioni da inserire nel ventaglio dei provvedimenti sulla scuola c’è infatti anche un’ipotesi di detrazione fiscale delle rette per i genitori che scelgono per i loro figli una scuola non pubblica. Per gli incapienti, coloro che non hanno redditi sufficienti per usufruire delle detrazioni, la strada sarebbe quella del voucher. Il problema da sciogliere è quello delle coperture e tra le possibilità si prospetterebbe anche una introduzione progressiva della detraibilità. Attraverso la stampa cattolica arriva, quindi, il forte richiamo dei 44 parlamentari. Primo firmatario è Gian Luigi Gigli, ma ad aderire sono anche esponenti del Pd, di Area Popolare e di Scelta Civica. Il Piano per la ‘buona scuola’ rappresenta un’occasione irripetibile, si legge nell’appello, per superare lo storico gap della scuola in tema di pluralismo e libertà di educazione. Ricordando che la scuola paritaria accoglie ancora oltre un milione di alunni e che garantisce “un evidente risparmio per la finanza pubblica”, i 44 parlamentari chiedono di varare delle misure ad hoc. “La scelta degli strumenti più idonei per il raggiungimento di un’effettiva parità è vasta e la sua applicazione può essere graduale. Un sistema fondato sulla detrazione fiscale, accompagnato dal buono scuola per gli incapienti, sulla base del costo standard, potrebbe essere un primo significativo passo verso una soluzione di tipo europeo”. Protesta aperta dell’Unione degli Studenti: “Apprendiamo a mezzo stampa della volontà di 44 deputati appartenenti a gruppi parlamentari di maggioranza in una lettera-appello al presidente del Consiglio, pubblicata dal quotidiano Avvenire, di voler favorire ulteriormente le scuole private. La lettera dei parlamentari è vergognosa e siamo pronti a dar battaglia qualora le loro idee venissero prese realmente in considerazione a partire dalla giornata di mobilitazione nazionale studentesca del 12 marzo”, dichiara in una nota Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti. La questione sarà sul tavolo del consiglio dei ministri che si prepara però ad un intervento ad ampissimo raggio. Altro punto caro al governo riguarderà la formazione del personale Ata, mentre si metterà mano anche agli scatti di stipendio per i quali la componente del merito sarà decisamente prevalente rispetto all’anzianità. Sulla riforma della scuola  lavorano da mesi direttamente il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Tra le misure più attese, come dicevamo, del pacchetto Buona Scuola sono quelle per le nuove assunzioni,  stimate in 180.000 tra insegnanti precari, che dovrebbero prendere servizio già da settembre 2015, e docenti che saranno selezionati col nuovo concorso. Nessuna novità, nonostante le promesse del premier, la soluzione del problema nell’ambito della riforma della scuola per le pensioni degli insegnanti della cosiddetta Quota 96, tra i più penalizzati della riforma pensioni Fornero. Sulla riforma della scuola non tutti la pensano allo stesso modo nel Pd, che si spacca, in particolar modo, sul sostegno alle scuole private.  Pippo Civati, della minoranza del partito, invita invece l’esecutivo a “sostenere la scuola pubblica”, spiegando di difendere il “concetto di laicità” pensando che, per quanto riguarda le scuole paritarie, “dopo le esperienze nelle regioni amministrate dalla destra che hanno abusato di questo strumento, di fatto è stato impoverito, se non annichilito, il diritto allo studio”. Di parere opposto l’ex ministro dell’Istruzione, università e ricerca Giuseppe Fioroni,  il quale sottolinea invece che “il meccanismo della detrazione fiscale, che è la nostra battaglia, è compatibile anche, con la scarsezza di risorse di questi tempi. Secondo Fioroni, “se le scuole materne paritarie cattoliche e comunali chiudessero, oltre il 30% dei bimbi non potrebbe avere la scuola materna”.

Cocis

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