Renzi tra ‘Commissione europea’ e primarie

Renzi lancia un nuovo attacco alla tecnocrazia europea che non sa, parole sue, dove sta la relazione con la gente: ‘Per scegliere il prossimo presidente della Commissione europea, come democratici italiani, chiederemo le primarie perché non se ne può più della tecnocrazia che non sa dove sta la relazione con la gente’, e mette sul tavolo una proposta di preselezione del candidato alla presidenza dell’esecutivo europeo.  Renzi pensa al candidato del Pse, e parla di primarie per il partito socialista europeo. Alle scorse elezioni fu il Pse a non farle, mentre Ppe e Verdi consultarono in qualche maniera i propri iscritti. In base ai trattati spetta al Consiglio europeo trovare un accordo sulla figura del presidente della Commissione da sottoporre al Parlamento europeo per la nomina. Tuttavia, alle passate elezioni del maggio 2014, per la prima volta, tutte le famiglie politiche europee hanno concordato di indicare in campagna elettorale ognuna il proprio candidato per la guida della Commissione. Dopo il successo elettorale del Ppe, l’accordo tra gli stessi popolari e i socialisti europei si rivelò necessario per costituire una maggioranza all’Europarlamento,   confermando poi la scelta di Jean Claude Juncker.  Lo stesso Juncker a sua volta era stato scelto con una consultazione interna al partito che lo aveva visto confrontarsi con il francese  il francese Michel Barnier, e il lettone Valdis Dombrovskis, che però si era tirato poi indietro prima delle votazioni interne. Così come Ska Keller, la candidata dei Verdi, fu scelta in seguito a delle primarie online. Con il dibattito aperto su una riforma dei trattati, la nuova modalità di indicazione del presidente della Commissione potrebbe essere istituzionalizzata al pari della proposta di Renzi sulle primarie per la scelta dei candidati. Proprio per aver lanciato questa tradizione in Italia, il Partito democratico si sente titolato a portarla anche in Europa, secondo il segretario-premier, che non ha mancato di sottolineare ai suoi come il Pd sia il partito più forte d’Europa. Deborah Bergamini non è d’accordo e dissente: ‘L’idea del premier Renzi, di indire primarie per scegliere il prossimo presidente della Commissione europea, potrebbe anche sembrare a qualcuno una idea suggestiva se non provenisse da chi si e’ servito delle primarie di partito per fare a meno delle elezioni. La democrazia non ammette facili scorciatoie e i leader, sia a livello locale che nazionale e sovranazionale devono avere il consenso di tutti i cittadini attraverso il voto. E ci preme sottolineare che devono essere gli europei a scegliere il presidente della Ue e non cittadini di altre nazionalità come e’ avvenuto nelle primarie del Pd a Milano’.

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