Renzi e la commissione d’inchiesta sulle banche

Un passato che ritorna.

Se Renzi cercava una rivincita con la commissione d’inchiesta sulle banche, la coincidenza con il caso Boschi lo rendono vulnerabile e vittima di un passato che inesorabilmente ritorna. E’ chiaro alla maggior parte degli italiani il motivo che aveva spinto il segretario del Pd, dopo il crac di Banca Etruria, a voler fare chiarezza sugli istituti di credito nel nostro Paese.L’allora Premier fondava la sua iniziativa sulla base del fatto che i problemi di molte banche erano iniziati anni prima senza che i governi che lo avevano preceduto avessero fatto alcunché.Perciò aveva insistito sulla commissione d’inchiesta anche dopo aver lasciato Palazzo Chigi, nonostante i suggerimenti di una parte del Pd e persino del Quirinale, che gli consigliavano prudenza.Non aveva fatto i conti con i tempi. Infatti la Conferenza dei capigruppo alla Camera ha fissato il voto in Aula il 24 maggio.Così fra due settimane la Camera darà il segnale verde al progetto del segretario del Pd. Gli avversari politici ne approfitteranno per metterlo sul banco degli imputati sul caso Boschi. E’ il passato che ritorna. Le banche sono la spina nel fianco del segretario del Pd la cui immagine viene offuscata dallo scandalo di Banca Etruria che vede coinvolto il padre della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, che si è presentata in Consiglio dei Ministri ostentando sicurezza e calma. Ma la sua sicurezza nasconde come una maschera la consapevolezza di essere quasi sola a lottare. Alle dimissioni non può certamente pensare perché sarebbe un’ammissione di colpevolezza.Lo stesso Renzi è contrario ad un suo passo indietro, non tanto per evitare ripercussioni negative sulla tenuta dell’esecutivo, quanto per non gettare ombre sui suoi mille giorni a Palazzo Chigi. Del resto la Boschi insiste sul fatto di non aver mai esercitato pressioni o di essersi interessata al caso Etruria per un suo eventuale salvataggio. Solo l’ex ad di Unicredit, Ghizzoni, potrebbe chiarire la vicenda, secondo quanto asserisce De Bortoli nel suo libro ( Poteri Forti), in quanto sarebbe stato l’ex banchiere il destinatario delle presunte richieste della Boschi.E questo silenzio fa alzare la voce agli avversari di Renzi, e l’idea di far trascorrere il tempo perché tutto si dimentichi, non regge con l’approssimarsi del voto alla Camera sulla istituzione della Commissione d’inchiesta sulle banche. Il rischio è che l’uso strumentale di questa commissione finirebbe per condizionare la campagna elettorale e minerebbe ulteriormente il già precario sistema creditizio italiano. Una sorta di arma letale. Una corsa volontaria verso il baratro. Senza contare che si andrebbero a legare le mani ad un certo sig Mario Draghi, che si affanna per darci una mano. Sono maturi i tempi per scoperchiare questo vaso di Pandora?

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