Obama e Castro per la caduta del Muro

Da oggi i rapporti degli Stati Uniti d’America nei confronti di Cuba cambiano,  superando una politica di guerra fredda che durava da oltre cinquanta anni con  Washington che ristabilisce le relazioni diplomatiche con l’isola che dista appena 90 miglia dalle sue coste. Il passaggio finale dell’avvenuto disgelo matura martedì attraverso 45 minuti di colloquio tra Barack Obama e Raul Castro,  e che coincide con la liberazione di 53 detenuti politici cubani ed uno scambio di prigionieri. Obama, fortemente provato dalle sconfitte interne, sceglie la politica estera per lasciare una sua eredità personale  nella storia di Presidente degli Stati Uniti d’America,  maturata  nei suoi ultimi due anni di mandato. Una eredità perfetta maturata nel periodo degli ultimi due anni in cui nessun presidente americano abbia mai potuto fare nulla. Le relazioni con L’Avana si erano interrotte nel 1961 in seguito alla rivoluzione di Fidel Castro,  ed Obama affida al segretario di Stato John Kerry la riapertura dell’Ambasciata Usa e dispone, in automatico,  la cancellazione di Cuba dalla lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo. Smantella poi ogni forma di sanzione che non richieda il sì del Congresso: facilità per viaggi e turismo, affari e comunicazioni, carte di credito ed Internet. Le rimesse degli emigrati potranno essere più generose e molta attenzione sarà concessa ai diritti umani. La reazione della destra Usa in merito  è furiosa ed il presidente della Camera, il repubblicano John Boehner, definisce il tutto “una concessione insensata ad una dittatura che infierisce sul suo popolo e trama con i nostri nemici”. Per Obama, invece, l’embargo ha fallito ed ha sicuramente impoverito l’isola ma “mezzo secolo dopo i comunisti di Castro sono sempre al potere” e la capacità d’influenza degli Stati Uniti è caduta e diventata marginale rispetto alle nazioni latinoamericane che non avevano condiviso la demonizzazione di Castro. Castro avrebbe quindi, secondo la visione di Obama, goduto del ruolo di martire. Grande gioia per gli accordi raggiunti non li hanno provati neanche gli anticastristi cubani che vivono  a Miami. Al ristorante “Versailles”, ritrovo degli esuli puri la folla appare incredula: “Obama sta sbagliando e Raul resterà al potere per sempre. Non doveva farci questo. E’ incredibile, è assurdo, è inconcepibile. E’ una vergogna ed è un patto con la dittatura. Obama va a letto con il diavolo”. E’ quindi qualcosa di inaccettabile per l’esilio cubano e per i repubblicani, che a partire da Bush padre fino a Marco Rublo, senatore repubblicano della Florida e figlio di immigrati cubani. Rublo seccamente dice: “Un altro cedimento ad un tiranno”. La riapertura dei rapporti tra Washington e L’Avana avviene anche sotto il segno di Papa Francesco,  visto che in assoluta segretezza sono state fatte incontrare in Vaticano delegazioni di Cuba e degli Stati Uniti. Come ciliegina sulla torta il Papa argentino ha scritto nell’estate scorsa due lettere separate ad Obama ed a Castro esortandoli a perseguire relazioni più strette.

Cocis

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