Netanyahu nella bufera dopo mancate critiche a Trump su neonazi

Le polemiche scatenate dalla dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump dopo la manifestazione dei suprematisti bianchi a Charlottesville hanno coinvolto anche un dei principali alleati della Casa Bianca, il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Lungi dal condannare le affermazioni di Trump che ponevano neonazisti e antinazisti sullo stesso piano, Netanyahu si è infatti limitato a un vaga critica delle “espressioni di antisemitismo, neonazismo e razzismo”, mantenendo poi un imbarazzato silenzio di fronte ai successivi sviluppi della vicenda. Peggio ha fatto il figlio Yair, che pur denunciando la “feccia neonazista” si è detto certo che si tratti di una categoria “in via di estinzione” facendo capire di considerera piuttosto come una minaccia i contromanifestanti di sinistra “che odiano il mio Paese”.

Dura la reazione dell’opposizione, con in prima fila l’ex leader laburista Shelly Yachimovic e l’ex premier Ehud Barak, secondo il quale “un leader di Israele avrebbe dovuto ribadire entro sei ore la nostra posizione di ebrei, israeliani e fratelli di un grande comunità, quella degli ebrei americani, anche a Charlottesville, che sono sotto minaccia”. Secondo gli analisti Netanyahu non ha tuttavia alcuna intenzione di entrare in polemica con Trump, dopo aver trovato alla Casa Bianca un interlocutore ben più morbido nei suoi confronti rispetto a Barack Obama, con il quale sin era scontrato anche duramente sulla questione della colonizzazione dei Territori.

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