Medici di famiglia in sciopero il 19 maggio

Gli studi dei medici di famiglia resteranno chiusi il 19 maggio prossimo dalle otto del mattino alle otto di sera; saranno comunque garantite le prestazioni indispensabili, cioè le visite domiciliari urgenti e quelle in assistenza programmata a pazienti terminali, l’assistenza domiciliare integrata (Adi) e altre prestazioni definite nell’ambito degli Accordi regionali. A comunicarlo è la Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale, il principale sindacato della categoria, con una lettera ufficiale nei termini di legge inviata ai ministri competenti, alle Regioni e alla Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Oltre ai medici di famiglia, il 19 maggio sciopereranno anche quelli della Continuità assistenziale (dalle 20,00 alle 24,00); quelli dell’Emergenza sanitaria e dei Servizi territoriali (dalle 8,00 alle 12,00). Tutti, comunque, garantiranno le prestazioni indispensabili previste dall’Accordo nazionale di lavoro. Inoltre i medici penitenziari incaricati non si recheranno negli Istituti di pena, anche se garantiranno le urgenze, le visite ai nuovi giunti e il Nulla osta ai partenti in causa. La protesta, spiega la lettera firmata dal segretario nazionale del sindacato, Giacomo Milillo, è rivolta alla Conferenza delle Regioni che, sostiene la Fimmg, non ha dato attuazione alla legge 189 del 2012 che prevede l’obbligo per le Regioni di stipulare gli Accordi collettivi nazionali per la medicina generale entro sei mesi. Attualmente le trattative risultano sospese da circa sei mesi, precisa il sindacato, «nonostante il 4 marzo sia stato condiviso tra le organizzazioni sindacali rappresentative della medicina convenzionata e il presidente del Comitato di settore regioni-sanità un documento politico con l’obiettivo esplicito di far ripartire rapidamente le trattative per il rinnovo convenzionale». Altre giornate di sciopero, conclude la lettera, saranno proclamate nelle settimane e mesi successivi, «fino ad ottenimento di adeguata risposta da parte della Conferenza delle Regioni».

 

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