L’Europa stenta a leggere il ‘Trump pensiero’

Il Presidente americano ha una coalizione del tutto inedita che lo sostiene.

L’influenza di Donald Trump sugli equilibri politici europei non va sottovalutata. Del resto a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale, l’America è intervenuta sempre e pesantemente nelle svolte europee. A volte con successo, a volte a sproposito, come è accaduto ad Obama nei confronti dell’Italia con il sostegno all’ex Premier, Matteo Renzi, che non ha dato il risultato sperato. Tornando a Trump, se le élite lo trovano disgustoso, gran parte dell’opinione pubblica lo considera il grande avversario delle politiche di accoglienza, dei mercati aperti: tutte cose impopolari. Non a caso è diventato il mentore ispiratore dei populisti europei, da Farage a Le Pen, da Salvini a Grillo; per gli stessi motivi i capi di governo lo avversano, salvo a rivalutarlo per l’attacco in Siria, in un rovesciamento destinato a capovolgersi ad ogni mossa. Quindi l’Europa stenta a leggere il ‘Trump pensiero’. Ogni Presidente degli Stati Uniti si è appoggiato su un’alleanza di aspettative e di interessi che andavano oltre i confini del suo partito. Trump considerato dalla dirigenza del suo partito un candidato debole, ha saputo tenerne unite le fila e ha strappato a quello democratico parte della classe operaia e dei ceti medi, che gli hanno consegnato Stati dove i Repubblicani non vincevano da ventotto anni.L’attacco a sorpresa in Siria e più ancora le dichiarazioni che l’hanno accompagnato, possono avere vari scopi: dissipare i sospetti di un’intesa segreta con Putin, riaffermare la presenza americana in Medio Oriente, avvertire il leader cinese in visita nella sua residenza privata. Questo dimostra, soprattutto che il Presidente americano sa giocare su più tavoli.Può rendersi suadente ed odioso allo stesso tempo ai suoi interlocutori a giorni alterni. Può dire cose inaccettabili alla sensibilità dei suoi interlocutori europei, ma ha concluso il suo discorso con:” Dio benedica l’America e il mondo intero”. Questo lo rende disarmante ma non meno pericoloso. Prossimamente Trump potrebbe andare nella direzione opposta: ad esempio potrebbe portare le truppe speciali americane, appena sbarcate sul terreno, a Mosul e Raqqa, le capitali dello ‘Stato’ islamico che si battono contro l’Iraq sciita e le truppe siriane di un Assad filo russo.Non gli dispiacerebbe un’eventuale vittoria in Francia della Le Pen; così come non esiterebbe, nonostante non gli garbi, a chiedere all’Unione Europea di unirsi a lui in caso gli dovesse tornare utile. Rispetto alla Germania, palesemente ha manifestato la sua antipatia per la Merkel. Se c’è un Paese emotivo, scosso dalla crisi economica e dai flussi migratori, su cui Trump può esercitare la sua influenza, è proprio l’Italia. Difronte ad una simile incognita, giudizi negativi o elogi affrettati rischiano di cadere nel vuoto il giorno dopo. Meglio essere cauti e giudicare caso per caso, perché TRump è capace di tutto. Così come ha annunciato dazi sul made in Italy, così a maggio prossimo, al G7 che si terrà a Taormina, potrebbe dire che l’Italia è il Paese più bello del mondo e il più fedele degli alleati.

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