La Direzione Pd approva l’Italicum dando il via a scontri aperti tra maggioranza e minoranza

Maggioranza e opposizione interna sempre più ai ferri corti nel Pd. Dopo lo scontro in direzione sulla legge elettorale, il bersaniano Alfredo D’Attorre va all’attacco: “A questo punto meglio votare con il Consultellum che con l’Italicum.  Se io devo consentire una cattiva riforma elettorale e una cattiva riforma costituzionale meglio andare al voto con il sistema proporzionale”. Per D’Attorre la minaccia di elezioni è, in questo caso, inconsistente e fatta con una pistola ad acqua, perché Renzi, dal suo punto di vista, non tornerebbe più al governo. Renzi, sottolinea,  verrà a ricattare il gruppo parlamentare dicendo: “Se non mi approvate l’Italicum senza modifiche si va al voto. Chi ha tutto da perdere con il Consultellum è Renzi che non tornerebbe mai più a Palazzo Chigi e si troverebbe un Parlamento eletto interamente con le preferenze e dove il 99% dei renziani non rimetterebbe piede in Parlamento. Lo scenario delle elezioni che vuole Renzi è quello in cui si fa approvare l’Italicum al prezzo di uno strappo all’interno del partito e della maggioranza. A quel punto le riforme costituzionali finiscono su un binario morto, lui si prende la legge elettorale e si predispone al voto”. Se si votasse ora, le regole elettorali sarebbero quelle del cosiddetto Consultellum, ovvero del combinato disposto dei due “no” che la Corte ha pronunciato contro il Porcellum: quello ai premi di maggioranza eccessivi e quello alle liste bloccate. Un neo-porcellum ripulito che avrebbe la forma di un sistema proporzionale puro senza soglie di sbarramento e alleanze e con le preferenze. Preferenza unica, perché ci fu un referendum che abrogò quella multipla. Si avrebbe un Parlamento stile Prima Repubblica dove il Presidente del Consiglio sarebbe oggetto di trattativa tra i partiti, anche quelli dello zero virgola che avrebbero il loro piccolo potere di veto. Si potrebbe arrivare nuovamente ad una grossa coalizione all’italiana con il Pd nel ruolo di primo attore. A quel punto si avrebbero deputati e senatori eletti con un sistema proporzionale puro, si potrebbe aprire una stagione costituente e cadrebbero le accuse della dittatura della maggioranza. Se il Pd magari superasse nuovamente il 40% avrebbe comunque il compito guida del governo e anche il boccino in mano rispetto alla trattativa sulle riforme Costituzionali. Istituzione immediata di una Commissione Bicamerale sulle riforme con all’ordine del giorno la modifica dell’assetto costituzionale e della legge elettorale. Tutti coloro che oggi vogliono le preferenze le avrebbero, si potrebbero candidare, ritornando ai vecchi tempi che tanto rimpiangono e di cui, forse, sentono la mancanza. I tempi dell’esplosione del debito pubblico, dei governi balneari, del consociativismo istituzionalizzato e anche del voto sottoposto a corruttele. La riunione della direzione del Partito democratico si è quindi trasformata in un ring . Roberto Speranza avverte che sulla via delle riforme Renzi rischia di perdere un pezzo di Pd. Renzi difende le ragioni del testo attuale della legge elettorale e, più in generale, delle riforme del governo. Anche da chi vorrebbe il monopolio della parola sinistra, come Bersani e Cuperlo. Renzi è durissimo anche con la coalizione sociale di Maurizio Landini, paragonato a Matteo Salvini, e dipinti entambi come soprammobili da talk show che perdono il contatto con la realtà: “La coalizione sociale è una grande sfida culturale, ma non rappresenta il futuro della sinistra e neanche il suo passato”. A chi come Pier Luigi Bersani gli chiede di “Fare sintesi e non proporre aut aut sull’Italicum”, Renzi , risponde che è arrivato il momento di smetterla di ritoccare il testo e approvare in via definitiva la legge elettorale, perché è in gioco la dignità e qualità del governo e la credibilità dell’Italia. L’Italicum realizza vocazione maggioritaria e assegna con le preferenze almeno il 50% dei seggi. Cambiare la legge alla Camera e rimandarla al Senato non solo sarebbe come un gioco dell’oca, aggiunge Renzi, ma sarebbe anche un clamoroso errore e un azzardo visti i numeri risicati. Dunque non si permettano alcuni deputati della minoranza Pd di minacciare di far saltare l’Italicum grazie al voto segreto: “Questo ricatto non lo considero neanche”. Metto la fiducia nel Pd, dice Renzi, su questa legge. E valuteremo se metterla in Parlamento, anche se qualcuno ha detto che non si può. Gianni Cuperlo avverte che solo con qualche ritocco il Pd resta unito, mentre Stefano Fassina dà il via a uno scontro tra renziani e minoranza senza esclusione di colpi. La commissione Affari costituzionali della Camera avvierà l’esame della riforma elettorale l’8 aprile. E’ quanto ha stabilito l’Ufficio di presidenza. Il presidente Francesco Paolo Sisto, che deve ancora nominare il relatore, ha annunciato che la commissione svolgerà un breve ciclo di audizioni prima di avviare l’esame della legge. La commissione si è data qualche giorno di tempo per consentire ai gruppi di elaborare le proprie proposte a fronte di un testo giunto da Palazzo Madama con modifiche sostanziali rispetto all’articolato approvato in prima lettura a Montecitorio. Renzi ha comunque respinto ogni ipotesi di modifica dell’Italicum, calendarizzato per l’aula di Montecitorio il 27 aprile.

Cocis

 

 

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