Il Bel Paese e i terremoti: una guerra immemore con la natura

Il problema che il Paese deve risolvere al più presto e senza indugio è la messa in sicurezza del proprio territorio e devono partecipare tutti i soggetti responsabili.

La guerra non ci è stata dichiarata.Gli esperti dicono sempre che un sisma è solo terra che si muove, a uccidere gli uomini è ciò che gli stessi hanno costruito sopra la stessa. Ed è proprio per questa ragione che ci troviamo coinvolti in questo conflitto senza fine, essendoci ostinati a dimorare in uno dei posti più belli ma allo stesso tempo più fragile del pianeta. Ma se una volta non eravamo in grado di vincere nemmeno una scaramuccia, oggi la scienza ha fatto passi da gigante, per cui questa guerra può e deve finire.La tecnologia permette l’utilizzo di materiali che sul piano del consolidamento strutturale, possono garantire agli edifici antichi di resistere a terremoti forti. Un esempio per tutti: Norcia, in Umbria, nel bel mezzo dell’epicentro del sisma, non è stata nemmeno scalfita. Una guerra del genere, però, non può essere combattuta e vinta se prima non sconfiggiamo quel male endemico da cui siamo afflitti noi italiani “l’impulso autodistruttivo” che colpisce la nostra società in uno alla sua classe dirigente.Le Procure hanno aperto, a poche ore dal sisma, le solite inchieste. Fanno parte di un rituale ormai consolidato, sempre uguale ogni volta che si verifica una catastrofe naturale, al pari di polemiche sterili e inutili. Certamente fanno bene i magistrati a ricercare eventuali responsabilità, e se dovessero emergere i primi a denunciarle saremmo noi giornalisti. Ma quello che ci aspettiamo è che si mostrasse la stessa determinazione nell’affrontare la sfida che l’ennesimo terremoto ha posto alla nostra attenzione: la messa in sicurezza del territorio, onde evitare il ripetersi di drammi e tragedie come quelli di Amatrice e altri piccoli comuni. Bisogna evitare il continuo ripetersi di calamità causate dal dissesto idrogeologico, dalla follia dell’abusivismo, da un uso scellerato e criminale del territorio, da piani regolatori redatti solo per favorire gli amici degli amici e senza alcuna attenzione alle zone che vanno a regolamentare. E così si coglierebbe l’occasione di rendere i territori più belli e suggestivi, con un miglioramento della qualità della vita , sviluppo del territorio, investimenti, crescita economica. Per vincere questa guerra occorre l’impegno di tutto il popolo e della sua classe dirigente. Serve un patto d’onore, una stretta di mano simbolica e garante del fare, tra forze produttive del Paese, categorie professionali e organizzazioni della società civile, oltre a politici e amministratori.La burocrazia, una vera iattura per l’Italia, deve fare un passo indietro e rinunciare alla produzione di decreti sempre più complicati, onde aiutare e facilitare i processi decisionali e smettere di pensare d’intralciare il cammino alla politica che a sua volta deve assumersi la responsabilità di decidere. Nelle ore immediatamente successive al sisma, il Premier Matteo Renzi, ha annunciato un piano d’intervento che dovrebbe riguardare l’intero Paese, con un nome a dir poco suggestivo: Casa Italia. L’intento è lodevole purché non rimanga tale e annunciato solo sull’onda della rabbia e dell’emotività del momento, per poi scomparire dall’agenda del governo.Iniziamo a disporre un censimento dell’esistente e non ho mai capito perché nessuno ha voluto mai farlo. Il solo fatto di sapere che tutti s’impegnano per evitare il ripetersi di simili sciagure, farà sentire tutti gli italiani più uniti.

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