Eduardo senza Eduardo, 30 anni dopo ancora a teatro

Trent’anni sono passati da quella bella sera di metà settembre, quando Eduardo De Filippo apparve per l’ultima volta davanti ad un pubblico nel Teatro Greco di Taormina per un breve monologo, che aveva il sapore di un addio.  Trent’anni dalla sua dipartita, il 31 ottobre e dai funerali oceanici in quella piazza San Giovanni riservata ai grandi comizi popolari e ai raduni del Primo Maggio a tempo di rock. Eduardo veniva salutato dal suo pubblico, come fosse un amico di famiglia. I suoi titoli e le sue battute erano da tempo diventati proverbi, “‘A’da passa’ a nuttata”, “Gli esami non finiscono mai”. Qualcuno allora pensava che il suo teatro sarebbe scomparso con lui, come se il drammaturgo non potesse sopravvivere senza l’attore per il quale le commedie erano state create. Ma in questa convinzione non si teneva conto che il drammaturgo era già radicato nel cuore di tanti in Italia, mentre all’estero “Filumena Marturano” ed altri titoli erano conosciuti e rappresentati, dal Giappone all’Argentina, da Parigi a Londra, con attori del calibro di Laurence Olivier o di Valentine Tessier. Per giunta pesava il pregiudizio che la grande letteratura, nei libri e su palcoscenico, non potesse essere comica ma erano gli stessi argomenti che avevano colpito anche la memoria di Carlo Goldoni. La via del “Teatro di Eduardo, senza Eduardo” fu aperta da Giorgio Strehler. Fu lui, il regista italiano numero uno, a ‘sdoganare’ l’opera di Eduardo mettendo in scena a pochi mesi dopo la morte ‘La Grande magia’, una delle commedie meno conosciute e più ambigue, che gira attorno al tema dell’illusione, lo stesso di altre formidabili messe in scena di Strehler, come ‘L’Illusion comique’ di Corneille e ‘La Tempesta’ di Shakespeare. Quello spettacolo  apre una strada nuova “per Eduardo che non c’è più”. Dà legittimità critica a tante messiscene successive, anche a quelle che non sono recitate in napoletano. E’ il caso di varie edizioni di ‘Filumena Marturano’, fra le quali quella interpretata dalla marchigiana Valeria Moriconi; o di ‘Il sindaco di Rione Sanita’ recitato dal siciliano Turi Ferro; o la coppia Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice, protagonisti di un testo nero come ‘Le voci di dentro’. Da allora – dagli anni Novanta in poi – Eduardo non manca mai nei cartelloni delle stagioni italiane. Si recitano i capolavori e si saggiano le virtù sceniche di opere di minor forza. Luca De Filippo, cominciando da ‘Non ti pago!’ e ‘Questi fantasmi!’, avvia una rilettura critica dell’opera di suo padre Eduardo; Giuseppe Patroni Griffi mette in scena ‘Napoli milionaria!’ e negli stessi anni recitano anche i fratelli Giuffrè. Infine nelle stagioni recenti spicca la prova di Toni Servillo in ‘Sabato, domenica e lunedì’. Dalla fine degli anni Novanta l’opera di Eduardo De Filippo moltiplica le sue presenze nei cartelloni. La Rai trasmette e ritrasmette le registrazioni delle commedie; né hanno minore impatto le recenti edizioni televisive dirette da Massimo Ranieri con Mariangela Melato ed altri e tanti attori traggono profitto anche dalla pubblicazione della ‘Vita di Eduardo’ e dell’opera omnia in tre volumi nella collana Meridiani di Mondadori, oltre alle varie edizioni in videocassette,  ed ora di Dvd.
Prosegue anche la fortuna all’estero e si scopre che il tema della famiglia e il realismo fantastico di tante commedie hanno cittadinanza ovunque. Difatti se i temi dell’emancipazione della donna e dell’adozione dei figli possono appassionare anche i pubblici di altri paesi e altri continenti, cosa scopriranno i giapponesi nella veglia comica di ‘Natale in casa Cupiello’ o cosa vedranno in Russia in un testo italianissimo come ‘Napoli milionaria!’? Ma questa è la sorte fortunata, che tocca solo ai classici di tutte le età: di parlare con il linguaggio contemporaneo di temi che attraversano le epoche.

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