Da Airc 100 milioni alla ricerca sul cancro

 Circa 5.000 ricercatori finanziati, più di 1.500 ricerche scientifiche pubblicate. Numeri da record per l’Associazione italiana ricerca sul cancro che ormai supplisce alla crisi del finanziamento pubblico alla ricerca. Gli obiettivi di AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, ente privato senza fini di lucro, è stata fondata nel 1965 grazie all’iniziativa di alcuni ricercatori dell’Istituto dei Tumori di Milano, fra cui il Professor Umberto Veronesi e il Professor Giuseppe della Porta, avvalendosi del prezioso sostegno di noti imprenditori, sono, da un lato, finanziare in maniera costante la ricerca oncologica, con particolare attenzione ai giovani ricercatori e, dall’altro, sensibilizzare e informare il pubblico. Dall’anno della sua fondazione AIRC si è sempre impegnata a promuovere la ricerca oncologica nel nostro Paese e si è progressivamente ampliata, fino a contare oggi 17 Comitati Regionali e oltre 4.500.000 sostenitori, tante persone che con la loro generosità sostengono l’Associazione, consentendole di esistere e di andare avanti. L’attività di AIRC consiste nel raccogliere ed erogare fondi a favore del progresso della ricerca oncologica e nel diffondere al pubblico una corretta informazione in materia.  I fondi vengono destinati alla ricerca sul cancro attraverso un processo di selezione e supervisione rigoroso, meritocratico e trasparente. La severità e professionalità delle valutazioni dei progetti di ricerca e delle borse di studio sono assicurate dalla Direzione scientifica il cui staff è costituito da persone di rilevante expertise tecnico scientifica. Questo organo coordina il processo di valutazione e il supporto ai lavori del Comitato tecnico scientifico, composto da 24 ricercatori, uomini e donne, che coprono ruoli di primo piano nell’oncologia italiana. A fianco del Comitato tecnico scientifico lavora un gruppo di oltre 600 ricercatori stranieri, scelti fra gli scienziati al top della ricerca sul cancro. Il loro compito è individuare i progetti migliori attraverso un processo che dura circa nove mesi. Luca ha poco più di 30 anni. Lavora a Oxford, dove sta cercando di capire che ruolo abbia nella proliferazione dei tumori un particolare gruppo di enzimi denominati PARP.  Davide invece sta a Verona, dove combatte con una delle peggiori bestie nella famiglia dei tumori, quello del pancreas. Fa la spola tra reparto e laboratorio alla ricerca delle  caratteristiche molecolari che rendono il tumore del pancreas resistente ai farmaci. Marco, a San Francisco,studia il cervello nel tentativo di mettere a punto tecniche chirurgiche che consentano di rimuovere i tumori cerebrali salvaguardando le funzioni che dal cervello dipendono. Elisa ha appena avviato un proprio laboratorio a Pisa con l’obiettivo di individuare le caratteristiche genetiche del tumore del pancreas che possono mostrare in anticipo se un trattamento funzionerà o meno. Marco, a Genova, invece, simula al computer quali molecole possono rivelarsi efficaci contro specifici bersagli caratteristici dei tumori. Sono tutti ricercatori, tutti si occupano di cancro. Ma hanno un’altra caratteristica in comune, perché le loro ricerche sono state finanziate da AIRC, Associazione italiana ricerca sul cancro. E non sono gli unici, perchè sono una piccola parte dei circa 5.000 ricercatori coinvolti nella ricerca finanziata da AIRC. Nel 1977 AIRC ha deciso di costituire la Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (FIRC), riconosciuta come ente morale nel 1980, con il fine specifico di acquisire legati, eredità e donazioni destinate al finanziamento della ricerca. Autonoma e indipendente per la sua diversa natura giuridica, ma complementare all’AIRC, la Fondazione ha il compito di costituire un patrimonio tale da garantire il futuro della ricerca. In particolare, AIRC si impegna a: Finanziare progetti di ricerca svolti presso Laboratori Universitari, Ospedali e Istituti Scientifici. Perfezionare le conoscenze di giovani ricercatori attraverso programmi speciali e bandi ad hoc. Sensibilizzare e informare il pubblico sui progressi compiuti dalla ricerca oncologica. Dalla sua fondazione ad oggi AIRC ha conseguito questi risultati: ha distribuito un importo complessivo di oltre 984 milioni di euro (*) per progetti di ricerca condotti in laboratori di Istituti, di Università e di Enti Ospedalieri in tutta Italia; ha distribuito un importo complessivo di oltre 39 milioni di euro  per borse di formazione a giovani ricercatori; ha attuato, come è richiesto dall’art.2 del suo Statuto, un programma di divulgazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui progressi compiuti dalla ricerca nella prevenzione, diagnosi e terapia del cancro, principalmente attraverso la pubblicazione “Fondamentale“, con il supporto di FIRC, e attraverso il proprio sito Internet. Nel 2014 l’associazione ha sostenuto qualcosa come 575 progetti di ricerca per un ammontare complessivo di oltre 97 milioni di euro.  Non proprio un’inezia nell’Italia fanalino di coda nel finanziamento della ricerca.  Fondi derivanti dalle quote associative, dai lasciati testamentari, dal 5 per mille, dagli eventi in piazza. Fondi, insomma, che gli italiani hanno deciso di affidare ad AIRC. Fidandosi di un metodo meritocratico che in Italia è merce rara: le risorse vengono destinate ai ricercatori dopo un processo di valutazione che chiama in causa circa 600 ricercatori internazionali, scelti fra gli scienziati al top della ricerca sul cancro, e da due comitati scientifici.  Un metodo in cui conta la qualità del progetto, la capacità del ricercatore di portarlo a termine non l’affiliazione. Solo così si ottengono risultati. Ne è riprova il fatto che nel 2014 le ricerche AIRC pubblicate su riviste scientifiche sono state più di 1.500.  C’è lo studio pubblicato su Nature sul ruolo della proteina Myc nella proliferazione di una sottoclasse di linfoma e quello su Lancet Oncology che rivela che la chemioterapia a dosi più basse, ma più frequente, può migliorare la qualità di vita delle pazienti con tumore dell’ovaio.C’è la ricerca uscita su Cell che mostra che una mutazione del gene APC fa sì che una cellula intestinale normale si trasformi in una cellula tumorale e quella su Nature Cell Biology che mostra che i comuni farmaci usati per abbassare il colesterolo possono aiutare a contrastare anche i tumori, in particolare quello del seno. Ci sono ricerche di base che, forse, produrranno risultati diagnostici terapeutici nel futuro ma di certo aiutano a comprendere il cancro. Ma anche quelle di immediata utilità clinica per i pazienti con cancro. E spesso le due sono profondamente intrecciate. 

Clementina Viscardi

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