Cinquantenario della morte del “Migliore”

Sono passati cinquant’anni dalla sua morte avvenuta a Yalta il 21 agosto 1964 è utile ricordare un episodio che ben rende la cifra politica del “Migliore”. Siamo nel 1947. A settembre nasce il Cominform sulle ceneri del Comintern, vale a dire l’organizzazione mondiale che coordinava i movimenti comunisti per contrastare il piano Marshall e, soprattutto, la dottrina Truman. Stalin, leader indiscusso e indiscutibile, dittatore sanguinario, decide che segretario generale dovrà essere proprio Togliatti. Il quale, garbatamente e con la sua voce garrula, dice di no. Riuscendo così a rimanere in Italia. Il segretario del Pci sa bene che cosa siano e siano state le epurazioni, che bagno di sangue abbia organizzato Stalin per disfarsi del nemico interno o, comunque, di coloro che, ossessivamente, lui riteneva nemici interni. Non è esercizio inutile riportare alcune frasi di Domenico Bartoli, fra i maggiori giornalisti del secolo breve, anticomunista impenitente: il Migliore ricorse, scrive il giorno della morte del leader del Pci, al metodo indolore, cioè alla manovra parlamentare, alla campagna politica, alla demagogia elettorale, lasciando svolgere appena quel tanto di violenza di piazza che serviva a mantenere un minimo di entusiasmo e di combattività senza far correre al partito il rischio di una repressione, dalla quale sarebbe stato disfatto.

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