COMBO ABOAMA MANNING ASSANGE

Chelsea Manning presto scarcerata, ma il legale di Assange fa dietrofront: ‘Non si consegna a Usa’

La decisione del presidente Usa Barack Obama di ridurre la pena per Chelsea Manning, la ‘talpa’ di Wikileaks che verrà scarcerata il 17 maggio, non è sufficiente perché Julian Assange si consegni alle autorità Usa come promesso. A The Hill, uno dei legali di Assange, Barry Pollack, ha detto che Assange accoglie positivamente la decisione di Obama ma è meno di quanto volesse: aveva chiesto la grazia e la scarcerazione immediata.

Manning è stata condannata a 35 anni di carcere con l’accusa di aver passato documenti a Wikileaks. La decisione di Obama arriva dopo i due tentativi di suicidio da parte di Manning in carcere, dove da transgender si trova in un penitenziario maschile. Nei giorni scorsi Edward Snowden aveva lanciato un appello a Obama per la liberazione di Manning.

Anche il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, si era detto pronto a consegnarsi alle autorità Usa se Obama avesse graziato Manning per la fuga di documenti classificati del 2010, una della più grandi nella storia Usa. Analista di intelligence durante le operazioni militari in Iraq, Bradley Manning era accusato di aver consegnato il materiale a Wikileaks. Il suo caso ha suscitato un acceso dibattito in quanto quei dossier riguardavano l’omicidio di diversi civili disarmati da parte dell’esercito americano.

Immediatamente dopo la condanna, Manning, che ora ha 29 anni, ha pubblicamente reso noto di non riconoscersi nel genere maschile e ha cominciato un trattamento ormonale utile per il cambio di sesso, scegliendo quale nome Chelsea Elizabeth. Sara’ liberata il 17 maggio anziché nel 2045, dopo oltre sei anni di carcere.

Assange la scorsa settimana aveva promesso di consegnarsi agli Usa se Barack Obama avesse concesso la grazia a Chelsea Manning.

 

 

Sean Spicer, il futuro portavoce di Donald Trump alla Casa Bianca ha bollato come ‘deludente’ la decisione di Barack Obama di commutare la pena di Chelsea Manning.

Assange dal giugno del 2012 e’ rifugiato presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra per evitare l’estradizione in Svezia, dove e’ indagato con l’accusa di stupro e abusi sessuali. Dietro la richiesta di estradizione in Svezia,  secondo alcuni osservatori,  ci sarebbe la volontà di estradarlo negli Stati Uniti, dove verrebbe incriminato per violazione di segreti di Stato con la possibilità di ricevere una condanna molto pesante.

Così, a tre giorni dalla fine del suo mandato, Barack Obama ha commutato la pena a Chelsea Manning, 29 anni, l’analista dell’ esercito americano condannato a 35 anni di carcere militare come ‘gola profonda’ di Wikileaks nel 2010.   La decisione non mancherà di suscitare polemiche, sullo sfondo delle fresche accuse dell’intelligence Usa a Wikileaks di aver fatto da cassetta postale ai recenti hackeraggi russi nelle elezioni americane.

L’amministrazione Obama era finita sotto pressione dopo i due tentativi di suicidio di Manning, il suo sciopero della fame per cambiare sesso in un esercito che fino a poco tempo fa non accettava transgender e i recenti appelli della talpa del Datagate Edward Snowden e soprattutto dello stesso fondatore di Wikileaks, Julian Assange, che si era detto pronto a consegnarsi alle autorità Usa in caso di grazia.

 Poche ore prima dell’annuncio della commutazione di pena, Josh Earnest, il portavoce della Casa Bianca, aveva sottolineato nel suo ultimo briefing con la stampa le rilevanti differenze tra il caso di Manning e quello di Snowden, rifugiatosi in Russia:  ‘Chelsea Manning ha subito un procedimento della giustizia militare, è stata esposta ad un processo, è stata riconosciuta colpevole, condannata per i suoi crimini e ha riconosciuto i suoi illeciti. Snowden invece  è scappato nelle braccia di un avversario e ha cercato rifugio in un Paese che recentemente ha fatto uno sforzo concertato per minare la fiducia nella nostra democrazia, cioè la Russia’.

In ogni caso la marea di file trafugati da Manning hanno messo a nudo l’attività militare e diplomatica americana creando un forte imbarazzo all’amministrazione Obama e all’allora segretario di Stato Hillary Clinton, costretta a scusarsi con tutte le principali capitali del mondo. Come analista dell’intelligence in Iraq, Manning ebbe accesso a una rete di computer segreta che le consentì di copiare centinaia di migliaia di documenti, compresi 250 mila cablogrammi diplomatici, contenenti conversazioni, giudizi, dossier (ad esempio sui prigionieri di Guantanamo detenuti senza processo), video (uno su un attacco con un elicottero Usa in cui rimasero uccisi due giornalisti della Reuters) e prove sugli abusi ai detenuti e sulle morti di civili nella guerra in Iraq superiori alle stime ufficiali. Manning ha riconosciuto i suoi errori e chiesto scusa, sostenendo che all’epoca era anche in una fase confusa della sua vita, quella in cui stava maturando la percezione del cambio di genere. Quando fu emessa la sentenza nel 2013, disse che non aveva immaginato di poter essere condannata ad una pena cosi’ dura.

Lo scorso 10 novembre, qualche settimana dopo aver tentato il suicidio per la seconda volta in carcere, aveva presentato ad Obama una domanda per la commutazione della pena. Non chiedo la grazia,   aveva scritto,   solo di essere rilasciata dalla prigione dopo aver scontato sei anni in isolamento. Non intendo danneggiare gli interessi degli Stati Uniti o di alcun militare’. Forse non si aspettava che la sua domanda sarebbe stata accolta pochi giorni prima dell’insediamento di Donald Trump, con il quale la sua sorte sarebbe stata probabilmente diversa: e non solo a livello giudiziario, ma anche sessuale, dato che il tycoon ha deriso come eccessivamente ‘politically correct’ l’operazione per il cambio di sesso garantita dallo scorso giugno dal capo del Pentagono Ashton Carter ai soldati che presentano una fondata richiesta.

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