Caso Battisti, Torregiani: “Renzi intervenga o chiedo i danni allo Stato”

 Alberto Torregiani lancia la ‘sfida’ al governo. Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Pac condannato in Italia all’ergastolo, festeggia la sua luna di miele in Brasile.  “Felicitazioni, ancora una volta lui fa notizia e il governo tace”, dice Torregiani ,  mentre l’uomo costretto in sedia a rotelle da un agguato in cui morì suo padre, è pronto a lasciare a casa diplomazia ed educazione e ad andare a Palazzo Chigi per chiedere di intervenire sull’estradizione dell’ex terrorista. Se non otterrà risposta da Matteo Renzi è pronto a fare causa allo Stato.L’omicidio di Pierluigi Torregiani, padre di Alberto, fu commesso a Milano nel 1979 durante gli anni di piombo. La vittima era un gioielliere, ucciso in un agguato da tre membri dei Proletari Armati per il Comunismo. La sera del 22 gennaio 1979, dopo un’esposizione di gioielli presso una TV privata, Torregiani, 42 anni, subì un tentativo di rapina a opera di alcuni malviventi mentre stava cenando in una pizzeria di via Marcello Malpighi insieme a familiari e amici. Torregiani e uno dei suoi accompagnatori, anch’egli armato, reagirono al tentativo di rapina: nacque una colluttazione con una conseguente sparatoria che causò la morte di uno dei rapinatori e di un avventore oltre che il ferimento di altre persone, tra le quali lo stesso Torregiani. In seguito, il gioielliere subì diverse minacce. Il 16 febbraio successivo, mentre stava aprendo il negozio insieme alla figlia e al figlio, fu vittima di un agguato da parte di un gruppo di fuoco costituito da tre componenti dei Proletari Armati per il Comunismo (Giuseppe Memeo, Gabriele Grimaldi e Sebastiano Masala) intenzionati a vendicare la morte del rapinatore rimasto ucciso nel ristorante. Di nuovo, Torregiani tentò una reazione ma fu colpito da Memeo non appena estratta la sua pistola, dalla quale partì un proiettile che raggiunse il figlio quindicenne Alberto alla colonna vertebrale, rendendolo paraplegico. Torregiani fu finito con un colpo alla testa da Grimaldi, dopodiché i tre terroristi si diedero alla fuga. Il 5 marzo successivo i Proletari Armati per il Comunismo, con una telefonata anonima a un giornalista di Milano, indicarono il luogo dove quest’ultimo avrebbe trovato un comunicato di rivendicazione del fatto. Quale mandante dell’attentato fu riconosciuto, e condannato come tale, Cesare Battisti che, detenuto nel carcere di Frosinone, riuscì a evadere e fuggire a Puerto Escondido, riparando poi in Francia. Dopo molti anni passati in libertà, inizialmente come latitante poi, in ragione della cosiddetta “dottrina Mitterrand”, a piede libero, lasciò la Francia e fu arrestato nel 2007 in Brasile che il 13 gennaio 2009 gli riconobbe lo status di rifugiato politicoE’ il 1979 quando il nucleo dei Proletari armati per il comunismo entra in azione, da allora Torregiani attende “giustizia” che lo Stato “si occupi di una vittima”. Torregiani svela che “sono due mesi” che cerca di contattare il presidente del Consiglio Matteo Renzi “perché si occupi del caso Battisti. Io sono una vittima e ho tutto il diritto, acquisito sulla mia pelle, e in questo senso una risposta sarebbe una forma di ‘gentilezza’ che il governo dovrebbe avere. Ho cercato almeno 20 volte la sua segreteria e non l’ho mai trovato” ora preannuncia “sono pronto ad aspettarlo, ad oltranza, sotto Palazzo Chigi”. Nessuna iniziativa ‘eclatante’, ma l’idea di un sit in da mettere in atto questa settimana: “Voglio parlare direttamente con Renzi, ma deve essere lui a venire da me: io pretenderò quel passo, pretenderò che sia lui a uscire da quel Palazzo per venirmi incontro e ascoltarmi”. Ma avvisa: “Non mi accontenterò di una stretta di mano o di una promessa, io pretendo che Renzi mi inviti al tavolo per pianificare come risolvere il caso Battisti”.L’appuntamento “è davanti a Palazzo Chigi” nelle prossime ore, perché “non ho nulla da perdere: vado e sto a oltranza finché non ottengo su carta intestata una soluzione”. Se la questione Battisti non sarà risolta,  sull’ex terrorista pesa un ordine di espulsione disposto da un giudice federale brasiliano nel marzo scorso rispetto al quale avrebbe presentato ricorso in appello,  “sono pronto a citare lo Stato per inadempienza perché sta violando la Costituzione, il mio diritto a essere risarcito. Io non ce l’ho con il governo Renzi, ma con i governi che non hanno mai fatto niente”. Finora “il mio risarcimento è stato etico e morale, eppure non è per colpa mia se sono su una sedie a rotelle, e ora pretendo un risarcimento da chi ha offeso la mia famiglia, dallo Stato che sa essere integerrimo ‘chi sbaglia paga’, questo farò anch’io”. Torregiani ha deciso di mettere da parte “l’educazione, questa è l’ultima spiaggia: se non ci sarà una soluzione, pretenderò un risarcimento e non mi interessa da chi arriveranno i soldi, non li considererò sporchi, ma mi ripagheranno” di un’attesa lunga 36 anni. Torregiani è pronto anche a fare un passo oltre: “Non escludo anche di incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella”. Per Torregiani, vittima dell’ex terrorista, una soluzione potrebbe essere “uno ‘scambio’ alla pari” tra il banchiere italo-brasiliano Henrique Pizzolato e Cesare Battisti non fra sei anni,  ironizza,  ma contemporaneamente: il primo metterà piede in Brasile quando Battisti poggerà il suo sul suolo italiano”.

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