Antiterrorismo e F24

Il Consiglio dei ministri mercoledì prossimo discuterà, per approvarlo, un pacchetto antiterrorismo contenente norme precise per contrastare la minaccia jihadista. Il varo di queste ultime è già slittato la scorsa settimana, non tanto per la definizione del testo completo, ma per alcune incertezze sorte sulle missioni internazionali tra i ministeri interessati, ovvero quello della Difesa, degli Esteri, degli Interni e della Giustizia. La più importante di queste norme riguarda l’ampliamento della garanzie funzionali degli 007, ovvero la parte che riguarda i servizi segreti. La più importante di queste riguarda la capacità di elevare in maniera mirata la capacità degli organismi di sicurezza per fronteggiare la minaccia terroristica. Una di queste proposte è la possibilità, secondo quanto si legge nel documento di Marco Minniti, sottosegretario con delega ai servizi, di rilasciare un permesso di soggiorno   per gli informatori degli 007. Questo eleverebbe, in maniera mirata, la capacità degli organismi di sicurezza a fronteggiare la minaccia terroristica. E’ naturalmente lodevole la proposta di Minniti, ma non deve lasciare aperto un varco che possa fare entrare dubbi e perplessità. In primis, è che questa possibilità non possa essere usata in modo strumentale e fuorviato dai diretti interessati. Questo importante punto sarà bypassato dalla capacità internazionalmente riconosciuta degli uomini dei nostri servizi. In secundis, è importante un percorso di protezione dei collaboratori per evitare che firmino una spontanea “condanna a morte” ed essere poi giustiziati dagli jihadisti. Questo offrirebbe garanzie e tutele tanto per i collaboratori quanto per il nostro Paese. Quindi, selezione a monte e garanzie a valle. Tant’è! Invio le mie considerazioni in questa testata giornalistica che le ospita, avendo pubblicato in precedenza una panoramica precisa sul pacchetto antiterrorismo. Si parlava, ad esempio, di una super procura per l’antiterrorismo in Italia, cosa che viene scartata, come apprendo, da Marcello Maddalena, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino. Per il procuratore, combattere la minaccia rappresentata dal terrorismo islamico, non serve una nuova Procura nazionale anti-terrorismo ma basterà estendere i poteri della Procura nazionale antimafia dotandola di poteri operativi che ora non ha, o che ha solo in misura limitata. A mio modestissimo avviso avere una super procura per l’anti terrorismo in Italia è una buona idea, a condizione che sia costituita da un pool di procuratori e magistrati completamente sterili dalla dottrina interna, e disponibile a collaborare con le agenzie impegnate per lo stesso scopo. Le incertezze e i dubbi nascono dalle paure di dare ad un gruppo reali capacità operative, anche attraverso il costo di coprire reati per la difesa della collettività. In fin dei conti sappiamo che la maggior parte delle problematiche dei nostri 007 sono di vecchio stampo, ovvero di una struttura che serve non per usufruire di collusioni e concussioni per portarsi a casa fior di stipendi. Nella vera realtà di fatto uno 007 è in realtà uno 000, uomo senza identità e senza protezioni, disposto a recitare in vita i ruoli pirandelliani di “uno, nessuno e centomila”. La necessità di sicurezza è oggi cambiata e si ha la necessità di avere risorse che conoscono, e riconoscono, il lavoro da fare. Lavoro fatto da quelli che in codice si chiamano F24, che non è un documento bancario per versare le ritenute, ma sono le persone fortemente, e sensibilmente, impegnate nell’antiterrorismo. Sic et sempliciter! Abbiamo le risorse sufficienti a contrastare questa nuova guerra sporca? Abbiamo strumenti legislativi idonei per attivare protocolli contro il terrorismo? Siamo capaci di avere la consapevolezza che lo scacchiere internazionale è cambiato ed è imperativo prendersi la responsabilità di difendere la nostra gente da questo tipo di minaccia. Rimanere alla finestra per vedere ciò che succede è indice di codardia. In Italia non abbiamo mai avuto un protocollo di sicurezza per la figura dell’infiltrato, o se vogliamo dello 007, ed alle scuole delle forze di polizia si insegna che l’iniziativa viene premiata. In realtà non è mai stato così perché il sistema Italia è un sistema di connivenze e caste legate a quel famoso pozzo pubblico dove attingere il più possibile per gestire i nostri servizi interni. Servizi che sono a disposizione dei governi in carica per una questione di favoritismi interni e non per la sicurezza degli interessi nazionali. Sarebbe bene riflettere sul passaggio storico che l’Italia si appresta a vivere, e che si apprestano a vivere i “doppi alfa”, che in assoluta segretezza sono pronti anche al sacrificio della loro vita. Non svendiamoli e risolviamo con estrema onestà il problema che, anche “obtorto collo”, siamo obbligati a vivere…

Il Sufista

 

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