Agguato in Puglia, contadini inseguiti e ammazzati. Ai funerali, ‘innocenti’

 Erano dei grandi lavoratori, dei contadini d’altri tempi i fratelli Aurelio e Luigi Luciani, di 43 e di 48 anni. Così li descrive la gente del paese. Amavano la terra, un amore che si tramandavano di generazione in generazione e quel mattino, il 9 agosto scorso, avevano gli attrezzi del mestiere nel loro Fiorino bianco per una giornata iniziata all’alba nei campi e terminata poche ore dopo, a poca distanza dalla vecchia stazione di San Marco in Lamis, quando sono stati giustiziati, perchè testimoni scomodi, da un commando armato che ha ucciso in quell’agguato il boss Mario Luciano Romito e il cognato, che era con lui, Matteo De Palma.

Oggi, nel giorno dei funerali dei due agricoltori, don Pietro Giacobbe, il parroco della chiesa Ss.Annunziata, invita tutti ad andare avanti. Ci chiediamo, ha detto durante il rito funebre,  perchè è successo a noi. Io non ho risposte. Dio non ha risposte, o forse non vuole rispondere. Lo ha detto guardando negli occhi gli anziani genitori dei due agricoltori, il papà Antonio e sua moglie, i due fratelli e le mogli di Luigi e Aurelio, una delle quali avrà una bambina ad ottobre. Il paese intero, una comunità straziata dal dolore, si è fermata davanti alla chiesa gremita, così come era accaduto ieri sera per la veglia di preghiera fatta in paese al termine della riunione a Foggia del Comitato di sicurezza presieduto dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, che ha promesso una risposta durissima a questa carneficina: droni, telecamere, un rafforzamento delle forze dell’ordine con l’arrivo di 192 unità che stanno già raggiungendo Foggia e tra loro anche 24 appartenenti ai Cacciatori di Calabria, reparto speciale dei carabinieri.

 

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